DORATURA SULLA GONDOLA



L’intervento degli indoradòri riguarda sia alcune parti ‘fisse’, come i fiubóni di prua (tavole unite a spigolo che rivestono le estremità dello scafo), per le quali l’artigiano deve recarsi allo squero, che alcune parti ‘mobili’ che possono esser lavorate nella bottega. Questo accade ad esempio per le fódre (lònghe e curte), tavole lunghe e strette che rivestono la parte interna del bordo della barca, o per la portèla a spigolo, tavoletta dalla funzione estetica posta giusto dirimpetto ai passeggeri.


La doratura riguarda anche il parécio, l’arredo della gondola per i passeggeri: ad esempio cimièr, elemento ornamentale dello schienale del divanetto centrale, o i careghìni (seggioline) di lusso. I soggetti delle decorazioni sono vari: volute, intrecci di foglie, stemmi di casate, puttini o altre figure mitologiche. Vari anche gli stili, almeno fino al liberty, con una maggior diffusione del ‘barocchetto’. La doratura che riguarda la gondola richiede una tecnica particolare, che tiene conto dell’acqua e della salsedine lagunari. Si tratta di ‘doratura a mordente’. Il pezzo viene preparato con un fondo giallo per esterni e con uno strato di mordente a olio. Segue una sorta di delicato rito: su un cuscino di pelle si appoggia il ‘libretto’ della foglia d’oro. I fogli si ‘sfogliano’ soffiando, si afferrano con uno speciale coltello e, appoggiati sul cuscino, si tagliano. Poi con la penéta (pennello di peli di vaio o martora), elettrizzata sui capelli, si prelevano e si adagiano sul pezzo.

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